Il botto del secolo

Poco importa in che direzione i rivelatori stessero osservando alle 21:30 (tempo universale) del 27 dicembre 2004, la bordata di fotoni di alta energia che li ha raggiunti non poteva passare inosservata. Anche la ionosfera della terra è arretrata di qualche decina di kilometri sotto la pressione del flusso di energia che l'ha colpita. La SID (Sudden Ionospheric Disturbance) è stata tra le maggiori mai misurate sia per entità, sia per durata. Parlare di record non ha significato: tuttavia si è trattato del più brillante evento cosmico mai registrato al di fuori del sistema solare, per una frazione di secondo ha investito la terra con un flusso di energia superiore a quello della Luna piena: immaginiamo l'effetto se invece di fotoni gamma si fosse trattato di fotoni ottici. Il colpevole è SGR 1806-20 una sigla che indica una stella di neutroni supermagnetica, un minuscolo residuo stellare, nella direzione del centro galattico ad una distanza di più di 30.000 anni luce. E' un vecchio amico che spesso intrattiene la comunità astronomica poiché è uno dei pochissimi oggetti capaci di produrre sequenze di lampi gamma. Tuttavia, il botto del 27 Dicembre è migliaia di volte più brillante dei lampi normalmente prodotti dalla sorgente. Qualcosa di catastrofico è successo alla piccola stellina ed al suo elevatissimo campo magnetico, almeno mille volte più intenso delle normali stelle di neutroni. Probabilmente è stato proprio il campo magnetico imprigionato nella stella a cercare una via di fuga liberando circa un decimo dell'energia magnetica raggomitolata nella stella. Dopo il botto, l'emissione è continuata a livelli di flusso decisamente inferiori per 300 secondi, mostrando variazioni ritmiche con un periodo di circa 7,5 secondi, la rotazione della stella che, evidentemente è sopravvissuta al cataclisma magnetico. Questo ci fa capire che nonostante il record di flusso, non si è trattato dell'evento più energetico dell'Universo. Le supernovae o i lampi gamma, che traggono la loro energia dalla distruzione di un oggetto celeste, liberano molta più energia ma, essendo molto più lontani, appaiono meno brillanti. Sono più di 20 (senza contare i satelliti militari) i rivelatori investiti dalla straordinaria emissione di fotoni gamma. Swift e Integral, che vengono colpiti di lato, attraverso gli schermi protettivi, sono accecati dal bagliore. Uno strumento che, al momento del botto, si trovava nell'ombra della terra, vede, qualche secondo dopo, il bagliore riflesso dalla Luna. Peccato che SGR 1806-20 si trovi troppo vicina al Sole e non possa essere puntata né dai satelliti astronomici né dai telescopi a terra. In orbita, sono gli strumenti solari a farla da padroni. Lo spettrometro RHESSI si è goduto tutto lo spettacolo e il coronografo di Soho ha visto un bagliore che potrebbe essere il lampo ottico legato all'esplosione. A terra, sono invece i radioastronomi ad avere campo libero: il sole non li disturba. Chi è tornato precipitosamente dalle vacanze per scrivere proposte di osservazione viene premiato dalla scoperta di una sorgente radio 500 volte più brillante delle aspettative. In più la sorgente è chiaramente allungata e, con il passare dei giorni, si espande a circa un terzo della velocità della luce.

 

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