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alt nullHomepage > Divulgazione > L'universo invisibile > Il cielo a tutte le frequenze > Il cielo nell'ultravioletto

L'UNIVERSO INVISIBILE

Il cielo a tutte le frequenze

Il cielo nell’ultravioletto

 

Le emissioni ultraviolette da parte dei corpi celesti derivano quasi totalmente da emissione termica di corpi molto caldi, la temperatura di questi oggetti può variare da un minimo di 10000 °K fino a 100000 °K.alt null Anche le particelle che si muovono in presenza di campi magnetici possono favorire l’emissione ultravioletta. Tra le sorgenti celesti che sono forti emettitori in questa banda di energia inseriamo le stelle blu e calde di classe spettrale O e B, le galassie a spirale la cui emissione ultravioletta è dovuta alle stelle O e B presenti nei bracci a spirale, ciò è anche intuibile dalle immagini delle galassie a spirale riprese nell’ultravioletto ove i bracci appaiono più luminose del nucleo centrale.

alt nullL’emissione ultravioletta dovuta alle particelle è presente nelle nebulose associate ad astri collassati e alle magnetosfere planetarie; per i pianeti provvisti di atmosfera e campi magnetici le particelle del vento solare intrappolate nella magnetosfera possono penetrare nell’atmosfera planetaria nei pressi dei poli magnetici ionizzando o eccitando i gas costituenti l’atmosfera che, combinandosi successivamente, emettono radiazione ultravioletta responsabile delle aurore polari.

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Storia dell’astronomia ultravioletta

alt nullLo studio dell’emissione ultravioletta da parte degli astri è sempre stato ostacolato dalla nostra atmosfera. Lo strato di ozono che ci sovrasta e l’elevato assorbimento che le molecole di ossigeno e azoto producono,rendono impossibili le osservazioni ultraviolette da Terra. Questa è stata la principale causa che ha ostacolato lo sviluppo dell’astronomia ultravioletta. Infatti, lo sviluppo di questo settore dell’astronomia è stato possibile solo quando sono stati installati rivelatori ultravioletti a bordo di palloni sonda, razzi balistici o satelliti. Negli anno ’20 furono effettuati i primi tentativi di ottenere spettri solari nell’ultravioletto per mezzo di spettroscopi installati a bordo di palloni sonda di alta quota, mentre i primi spettri stellari furono ottenuti nel 1946, grazie a rivelatori a bordo di missili balistici.

alt nullNel 1962 l’osservatorio spaziale della NASA OSO-I ottenne centinaia di spetti ultravioletti del sole e le prime osservazioni nell’estremo ultravioletto della corona solare. Nel 1966 invece venne lanciato OAO-1 con lo scopo di osservare il cielo nell’ultravioletto. OAO-1 ha effettuato osservazioni del gas interstellare, di stelle calde e dell’emissione ultravioletta di alcune galassie.

L’osservatorio OAO-3, ribattezzato Copernicus, lanciato nel 1972, ha consentito tramite le osservazioni ultraviolette di determinare l’abbondanza di deuterio nello spazio e di fornire importanti informazioni sulle atmosfere delle stelle molto calde. In quegli anni il Netherlands Astronomical Satellite e il satellite TD-1 hanno consentito di ottenere una survey fotometrica e spettroscopica di stelle in ultravioletto. osservatorio IUENel 1978 venne lanciato l’International Ultraviolet Explorer (IUE), un grande progetto di collaborazione tra Stati Uniti, Agenzia Spaziale Europea e Regno Unito. Questo satellite in diciotto anni di orbite percorse ha effettuato innumerevoli osservazioni, tra di esse ricordiamo l’osservazione dello spettro ultravioletto della cometa di Halley, osservazioni dell’ albedo ultravioletto dei pianeti giganti. IUE ha anche contribuito alla comprensione del motore che fornisce energia alle quasar.

Osservatorio EUVENel 1992 venne lanciato l’Extreme Ultraviolet Explorer (EUVE) il primo osservatorio spaziale nell’estremo ultravioletto. Lavorando tra 7 e 80 nanometri, EUVE ha consentito di effettuare misure precise sulla distribuzione del gas caldo interstellare scoprendo la bolla locale. Inoltre sono state ottenute misure precise sulle atmosfere delle stelle calde e delle stelle a flare.

Nel 1999 venne lanciato FUSE il cui scopo era lo studio della bolla locale, cioè della distribuzione e composizione del gas caldo nelle vicinanze del Sole. Nel 2003 è stato lanciato GALEX il cui scopo è lo studio delle giganti blu nelle galassie e quindi lo studio dell’evoluzione galattica con osservazioni di galassie a diverse distanze.

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